Quel giorno pioveva, ero in pausa pranzo; evitando pozzanghere qua e là, mi imbattei in via di Ravecca in pieno centro storico dove notai, quasi per caso, un piccolo negozio dai colori tenui e un lampadario di rafia nel bel mezzo della vetrina.
La luce avvolgeva alcuni vasi aventi forme e grandezze diverse, che contenevano fiori e rami di alberi da frutta, adagiati su un ripiano accanto a piattini con casette in rilievo. MI fermai ed entrai da HEMERA.
Circondarsi di “bello” aiuta a vivere meglio propria esistenza, a generare pensieri positivi e a rafforzare le energie che si muovono intorno a noi.
Aline, titolare e ideatrice della bottega artigianale genovese, di filosofia giapponese e poesia classica, ne capisce talmente tanto da aver creduto nell’idea di creare oggetti che concretizzassero il suo stile di pensiero.
Wabi Sabi è una filosofia giapponese basata sul concetto di precarietà e semplicità.
Con Wabi si intende quindi la semplicità della vita nella natura, il silenzio, l’eleganza, mentre con Sabi si definisce la bellezza che accompagna l’avanzare dell’età.
Un oggetto rotto o scheggiato rappresenta la bellezza imperfetta e incompleta. Da qui il profondo legame con la terra e il piacere delle cose semplici e autentiche.
Con questo concetto nascono i vasi di Aline : imprecisi, semplici, essenziali, riportando le impronte delle dita e i solchi delle spatole.
Ma parlare di vasi è riduttivo.
Ora scoprirete il motivo.
Le creazioni sono tutte uniche grazie alla varietà di argille: dal gres ruvido e spesso, marrone e nero, al gres liscio e beige, alla più candida terra bianca; ed ognuno reagisce in modo differente alla stesura dello smalto.
Le fasi per la realizzazione - l’asciugatura, la smaltatura e la doppia cottura – sono lente;
per tale motivo necessita molta pazienza.
"I miei vasi” sostiene Aline “richiamano la lentezza e restituiscono la consapevolezza del gesto che stiamo compiendo; come porre l'attenzione ad una foglia e ad un petalo girato o al soffio della brezza che increspa l' acqua dello stagno."
I manufatti nascono per quei fiori di campo che vengono raccolti durante una passeggiata.
Per non dimenticarli dentro a un bicchiere, i vasi con l’anima, nell’occasione, divengono piccoli stagni, specchi d’acqua, minuscoli giardini o prati fioriti.
A seconda delle stagioni mutano così come mutano i sentimenti e gli stati d’animo.
Si parla di mutamento anche nella scelta del nome dei vasi.
Il nome che Aline ha scelto è Clori, la ninfa della primavera, dei fiori e della fioritura che grazie all’amore di Zefiro divenne Dea.
Da Ninfa a Dea vi fu un mutamento del nome a causa della lingua latina che guastò la lettera greca.
Da Clori a Flora.
La figura della dea Flora è molto antica.
Il poeta romano Ovidio fa risalire il culto della Dea Flora a Clori nel suo poema Fasti e recita:
“….Possiedo un fiorente giardino nei campi dotali,
l’aria lo accarezza, lo irriga una fonte di limpida acqua:
il mio sposo lo ha riempito di copiose corolle, e ha detto:
“Abbi tu, o dea, piena signoria sui fiori”. (Fasti, V, vv. 195-212)
I vasi Flora contengono un dono: l’anima.
Quando ne viene realizzato uno, prima di essere assemblato, Aline scava nell’argilla una parola diversa per ogni pezzo. La parola resta invisibile, incastonata e sigillata nella terra che l’ha contenuta dentro di sé durante l’ultima cottura che supera i 1200 gradi.
Ogni vaso ha la propria anima e quando se ne sceglie uno, si sceglie anche il suo significato intrinseco.
In negozio troverete una moltitudine di oggetti le cui linee sono pulite, i colori tenui e coinvolgenti, nulla di prepotente, ma invitante per abbellire un angolo di casa.
Circondarsi di “bello” non è scontato. Facciamo caso alle grandiosità dell’architettura, trascurando piccoli capolavori che sono a due passi da casa. Osservare un oggetto del genere significa apprezzare lo studio e l’arte di chi lo ha pensato e realizzato con cura.
Donare un pezzo dell’artista e farlo entrare nella propria quotidianità, è come ricevere un pezzettino del suo cuore.
Perché in ogni oggetto creato nel laboratorio di Aline, oltre all’anima, contiene un desiderio di rinascita.
Hemera germoglia proprio da quella rinascita e dalla luce di un nuovo giorno, come il personaggio della mitologia greca, con l’omonimo nome, che era una divinità primordiale, la personificazione femminile della luce.
E da quel giorno Aline ha sempre le mani sporche di argilla.
Scritto da Valeria D'Agata
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HEMERA laboratorio artigianale
Vendita e corsi di ceramica.
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